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Il nostro diario di viaggio

Natale e Capodanno in India

Il nostro diario di viaggio

natale e capodanno in india

Nome : Luisa Lucchetti, Giuliano Mangalia, Elisabetta piras
Mail : sajid@live.it, luisa.lucchetti@mondadori.it, giuliano.mangalia@orelicon.com
Partenza: 24 dicembre 2009
Ritorno: 6 gennaio 2010
Auto - Ambassador car

Racconto :

24 dicembre Volo Italia-Delhi
Alla sera arriviamo a Delhi, dove troviamo un traffico terribile: è pieno di camion con delle strane scritte sul retro, che invitano a suonare il clacson... E tutti li prendono in parola: c'è un rumore spaventoso.
E' la notte di Natale e in hotel c'è una discoteca dove stanno festeggiando. Hotel The Park, piuttosto carino.

25 dicembre Delhi / Jabalpur (treno di notte)
C'è un traffico tremendo, tutti suonano il clacson: ci sono tante macchine, ma soprattuttoun sacco di "apine" tipo Piaggio (i tuk tuk), che vengono usate come taxi, e poi, tantissime moto. Un caos incredibile. Andiamo a visitare il Red Fort: già attraversare lo stradone a due carreggiate è un'impresa di cui essere fieri. Il primo impatto con la gente (moltissima dappertutto) è piacevole, soprattutto per i colori degli abiti delle donne.
Il Forte è molto interessante. E' pieno di gente, si tratta nella grande maggioranza di turisti indiani. Il periodo festivo è favorevole anche per il turismo interno, che, comunque, mi sorprende moltissimo. E' la prima volta che mi imbatto in un fenomeno del genere, non parliamo poi delle dimensioni del fenomeno... Al contrario, non ci sono molti stranieri. Ad un certo punto, alcune persone chiedono a Giuliano ed Eli di fare una foto insieme a loro, e questo scatena una serie di richieste analoghe, che ci sorprende e ci diverte moltissimo. In fondo, a noi piace fotografare loro e a loro piace fotografare noi.
Al ritorno alla macchina, facciamo una grande fatica ad uscire dal parcheggio: è davvero incredibile quante persone, quante macchine, quanti tuk tuk, quante moto ci siano in circolazione. L'impatto con il secondo paese al mondo per numero di abitanti è innegabile. Ci sono moltissime scenette o personaggi da fotografare: direi che essere fotografati li disturbi, anzi, c'è chi si mette in posa...
Comunque, il traffico è indescrivibile e caotico: non sembra che le regole siano chiare, ognuno fa come gli pare.
Andiamo poi alla Tomba di Humayun: bellissimo monumento funebre circondato da un grande giardino. Anche qui, un sacco di gente. Abbiamo solo un'ora di tempo. Ci piacerebbe mangiare qualcosa, prima di andare a prendere il treno, ma abbiamo qualche problema a trovare un posto e poi... non abbiamo ancora nessuna esperienza sul cibo locale. Morale, ci affidiamo ai crackers et similia, portati dall'Italia. La stazione è piena di gente ed è difficile capire cosa dobbiamo fare, però, nel complesso, è assolutamente accettabile. Arriva il nostro treno, il Gondwana Express, puntualissimo.
Facciamo un po' fatica a trovare i nostri posti: il nostro driver, all'inizio, ci fa salire su un vagone con cuccette, di seconda classe. Non ci sono porte, tutte le cuccette sono, per così dire, aperte e si spiega l'esigenza di legare le valigie con la catenella (in vendita nella stazione). Poi, però, troviamo la nostra bellissima cabina di prima classe, che non ha niente da invidiare ai nostri treni di qualche anno fa. C'è con noi un signore indiano, che ha la famiglia nello scompartimento accanto. Lui non sembra saper parlare tanto l'inglese, o forse non gradisce la nostra compagnia molto ciarliera e così, alla fine, da noi viene il figlio. Il treno è molto comodo, e meno male, visto che ci dobbiamo stare dalle 3:25 del pomeriggio alle 7:30 del mattino dopo. Cominciamo a dar fondo alle provviste portate dall'Italia. C'è comunque un omino che appare ogni tanto per vendere vari generi alimentari. Giuliano ed io osiamo addirittura prenotare due cene delle ferrovie indiane. L'attesa si fa lunga, e così il nostro gentilissimo compagno di viaggio ci offre frutta e vari stuzzichini fatti da sua moglie...
La cena, alla fine, è persino buona, anche se un po' piccante. Comunque, è decisamente a buon mercato: 70 rupie per le due cene, e un euro equivale a 65 rupie...
Il nostro compagno di cabina ad un certo punto scompare, mentre noi abbiamo un gran da fare a cambiarci per la notte: tutti in pigiama, per una notte davvero comoda. Chissà cosa avrà pensato lui, che invece ha dormito vestito....

26 dicembre Jabalpur / Kanha
All'arrivo troviamo subito il nostro nuovo driver, quello che ci accompagnerà per tutto il viaggio. E' un omino piccolo e magro di nome Goverdhan, che parla poco inglese e comunque non parla affatto. Non conosce la strada per il nostro lodge a Kanha N.P., così ci mettiamo un sacco di tempo per arrivare. Certo, anche le terribili strade non aiutano ad accelerare le cose... Passiamo attraverso villaggi e paesi, con un traffico terribile, rumoroso e caotico. Troviamo spesso delle mucche per la strada: a Delhi eravamo rimasti un po' delusi di non vedere bovini in giro, anche se con quel traffico, poveretti, non vedo come potrebbero sopravvivere...
Arriviamo al Chitvan Lodge verso le 13, con almeno un'ora di ritardo, dopo aver sbagliato strada: speriamo che in futuro Goverdhan vada meglio... La camera è bellissima: in realtà è un mini-appartamento, con salotto e terrazza con doccia esterna.
Sorprendendo la direzione, decidiamo di fare il primo safari già appena mangiato: che diamine, siamo qui per quello, cosa dobbiamo aspettare? Conosciamo il naturalista del lodge: è un tipo simpatico, molto sorridente, con un'aria vagamente orientale, voglio dire "più" orientale di quanto siamo qui. Per lo meno parla bene inglese e non faccio fatica a capirlo: così riesco a scoprire che i bellissimi alberi dalle enormi foglie che ci hanno accompagnato per gran parte del viaggio sono alberi di teak. Emozionante.
Partiamo per il primo safari, insieme ad un sacco di altre jeep: mi sa che questo viaggio è quello dove troveremo più turisti, il bello è che sono tutti (o quasi) indiani, e questo è davvero una variante interessante.
Il paesaggio della giungla è molto bello, anche se me lo aspettavo molto più selvaggio e aggrovigliato: se non si guarda il fatto che gli alberi sono molto diversi, sembrerebbe di essere in uno dei nostri boschi di montagna. E' pieno di cervi e di scimmie. Ritroviamo anche i nostri gentili compagni di viaggio del treno, anche loro a fare i turisti nel parco. Torniamo verso le 18, con il buio. Stasera ci saranno delle danze tribali fatte dagli abitanti del vicino villaggio. In realtà, si rivelano piuttosto noiose e monotone.
Oggi a pranzo il cuoco ci ha chiesto se il livello di spezie nel cibo era troppo alto per noi e così stasera è venuto a sincerararsi, perchè ci ha preparato dei cibi ad hoc.
Domattina, partenza alle 5:50. E speriamo di trovare le tigri.

27 dicembre Kanha National Park
E' notte fonda, ma questo non ci impedisce di vedere il numero incredibile di jeep in fila per entrare. E' una situazione talmente assurda da risultare persino divertente... Abbiamo qualche problema per ottenere il permesso per entrare: credo di aver capito che ogni giorno viene rilasciato un determinato numero di permessi e oggi sono già esauriti. Alla fine, in qualche modo, la cosa si risolve ed entriamo. Fa molto freddo e si vedono davvero pochi animali. Vediamo l'orma di una tigre nella sabbia della strada, speriamo che sia di buon augurio. Continuiamo a girare sempre negli stessi posti, incontrando auto su auto: non vorrei dire, ma mi sembra che ci sia troppa gente concentrata tutta negli stessi posti. Il naturalista ci spiega che solo un quarto della superficie dell'enorme parco è disponibile per i safari, il resto viene lasciato alla sua vita selvaggia. Mi sa che le tigri, oggi, si sono rintanate tutte nei tre quarti tranquilli. Verso le 9 ci fermiamo in un posto di ristoro per la colazione, apparecchiata sul cofano della macchina. Poi riprendiamo a girare, ma l'impressione che ho è che giriamo a caso, sperando che ci vada bene. Qui le guide non hanno le radio come in Africa, nessuno segnala l'eventuale avvistamento di una tigre, così vederne una è davvero solo una questione di fortuna. E noi non ne abbiamo, almeno per il momento.
All'ora di pranzo la temperatura si è alzata moltissimo e possiamo mangiare all'aperto. Il tempo è bello, anche se c'è un po' di foschia.
Il cuoco, premurosissimo, ci dice che, ieri sera, purtroppo, nella confusione generale, il nostro cibo "sciapo" è andato disperso e ci è arrivata una normale preparazione indiana... Oggi controlla personalmente che ci arrivino le pietanze giuste.
Nel pomeriggio ultimo safari a Kanha: ormai non ho nessuna speranza di vedere la tigre, perchè c'è decisamente troppa confusione. C'è in giro un numero incredibile di jeep e non credo che le tigri, molto schive, gradiscano questo affollamento. Vediamo comunque il barasingha, il cervo di palude, endemico in questo parco, oltre ai bellissimi cervi pomellati e ai sambar.
Stamattina, durante la sosta della colazione, abbiamo trovato un italiano, che è già stato a Bandhavgarh e lì ha visto le tigri. Speriamo che il prossimo parco, più piccolo, sia più adatto agli avvistamenti.
Domattina partenza molto presto, perchè la distanza da percorrere è lunga e, a parte il nostro autista che non sa le strade, il percorso è su strada molto "indiana", cioè pessima.

28 dicembre Kanha / Bandhavgarh
Attraversiamo territori già visti all'andata: la strada sterrata viene livellata con il versamento di canestri di terra per riempire le buche. Ci sono anche molte donne a fare questo lavoro, tutte elegantissime nei loro sari colorati. E' davvero uno spettacolo insolito.
Lungo il percorso, ci fermiamo nella località di Shapura: è un piccolo villaggio pieno di bancarelle e noi facciamo un giretto. La cosa divertente è che tutti vogliono essere fotografati e si mettono addirittura in posa: stavolta, non dovremo certo "rubare" le immagini delle persone...
Troviamo anche un elefante! E' carino, viene a cercare da mangiare sul cofano della nostra macchina, muovendo la punta della proboscide come delle dita... Mi fa tanta tenerezza, perché ha delle catene intorno al collo: gli elefanti indiani mi fanno davvero pena, perché non hanno niente della grandiosa potenza e, oserie dire, consapevolezza, di quelli africani.
Arriviamo al Tiger Den Resort verso le 14, mangiamo a rotta di collo e via per il primo safari. L'autista è assolutamente fiducioso che riusciremo a vedere la tigre, arriva persino a promettermelo. Il paesaggio è diverso, qui, è molto più simile alla savana, con meno alberi e vegetazione più rada. C'è uno strano sistema di visita, dovuto probabilmente alle ridotte dimensioni del parco: ogni jeep si vede assegnato ogni volta un preciso percorso per l'andata e uno per il ritorno (A e C, oppure B e D) e non si può deviare. Vediamo le solite scimmie e i soliti cervi, ma niente di più.
Al rientro al lodge, troviamo che hanno organizzato una specie di happy hour all'aperto, con stuzzichini buoni, ma piccantissimi. Parliamo con altri ospiti e veniamo a sapere che hanno effettivamente visto le tigri. Speriamo.
Il lodge non è lussuoso come il precedente, ma comunque è molto carino e anche la camera è più che decorosa. Non mi piace molto il direttore, che, all'arrivo, ha tentato di "appiopparmi" una camera piccola e bruttina.
A cena troviamo delle deliziose verdurine, che ci tentano da matti: chiedo notizie e scopro che sono tutte lavate con acqua purificata, così ci lanciamo!

29 dicembre Bandhavgarh
Qui non c'è traccia del naturalista, così bisogna accontentarsi di quanto ci racconta l'autista. A differenza di ieri, ci vediamo assegnati due compagni di viaggio francesi: siamo molto contrariati, ma non possiamo farci niente.
Partiamo sempre con il buio, su un percorso diverso da quello di ieri, ma anche oggi di tigri non c'è traccia. Anzi, in effetti, ci sono pochissimi animali in giro: è strano, perchè tutte le guide dicono che le prime ore del mattino sono le migliori pe gli avvistamenti... Mi sa che con il buio dormono tutti...
Torniamo al lodge per la colazione, buona. Litigo con il direttore, che ci dice che ieri il safari era privato (non rientrava infatti nella prenotazione di Karni), mentre oggi è quello non esclusivo della prenotazione. Sarà, però non è giusto che dobbiamo stare in 5 su una piccola jeep, solo perchè io, da single, gli scombino le sistemazioni a coppie.
Il tempo è molto bello e caldo, così ci piazziamo in piscina a rilassarci un po'. Poi arriva un gruppetto di scimmie, che cominciano a fare il diavolo a quattro in giardino. Vado a fotografarle: sono proprio divertenti, agili e velocissime, sembrano prediligere i cespugli del giardino, a cui si attaccano con entusiasmo.
Speravamo di fare il safari in elefante, ma abbiamo scoperto che hanno uno stranissimo sistema, per cui gli elefanti vanno al mattino a cercare le tigri, poi, se le trovano, allora i turisti possono andare a vederle con l'elefante. Ma non è chiaro come venga deciso se farlo o meno. Comunque, al momento, niente elefant safari. Che peccato.
Nel pomeriggio nuovo safari, l'ultimo, sempre in 5, ma con un autista diverso... Quello che mi aveva promesso le tigri ha preso su altre persone. Facciamo un percorso nuovo, che ci porta in alto, su una collinetta pietrosa e spoglia, da cui di gode un bellissimo panorama. Vediamo anche un bel laghetto dalle acque rosse, dovute a delle alghe, e poi, c'è un meraviglioso martin pescatore turchese, splendido. Ma di tigri nemmeno l'ombra.
E pensare che stamattina, in piscina, una francese ci ha raccontato di aver visto una madre con due cuccioli e poi due maschi... L'ho odiata, lo confesso.
Mano a mano che si avvicinava l'ora del ritorno eravamo sempre più silenziosi e delusi e poi è arrivato il triste momento di uscire definitivamene dal parco, salutati da un bel cartello in cui la tigre dice ai visitatori che, se anche loro non hanno visto lei, lei ha certamente visto loro...
E' ancora presto e decidiamo di fare un salto in paese: Goverdhan è lì con la macchina e gli chiediamo di portarci. Facciamo un paio di acquisti e vediamo degli uomini giocare ad una strana versione del biliardo, giocata però con le mani al posto della stecca: molto interessante.
Cerchiamo di farci coraggio, ma la delusione è davvero enorme. Quello che davvero non ci va giù non è solo il fatto di non aver visto nessuna tigre, ma il fatto che gli altri l'hanno vista... Stavolta non si può dire, come a Kanha, che si sono nascoste.
E stamattina abbiamo anche sentito risuonare un possente ruggito, quindi c'erano!

30 dicembre Bandhavgarh / Khajuraho
Lasciamo di mattina presto il lodge e Bandhargarh, perché il percorso di oggi è piuttosto lungo. L'umore non è dei migliori, perché la faccenda delle tigri pesa come un macigno: erano il principale motivo per cui siamo venuti in India!
La strada per lasciare il parco è davvero singolare: è una lunga striscia di (pessimo) asfalto, stretta che ci passa giusto una macchina, ma la strada è a doppio senso, naturalmente. Questo significa che, quando due auto si incontrano, una delle due deve deviare e passare sullo sterrato a lato dell'asfalto. Il bello è che sembra sempre che nessuno dei due driver voglia "cedere" il passo all'altro, così si arriva fin quasi allo scontro frontale, prima che la cosa si risolva. Ma, alla fine, si risolve senza problemi. Questo è coerente con tutto l'atteggiamento degli indiani al volante: c'è un traffico terribile, con file e ingorghi, ma tutto si risolve sempre con la massima tranquillità. A quanto pare, non sanno cosa sia l'aggressività del guidatore, che da noi è all'ordine del giorno.
La nostra macchina è una Ambassador bianca, che è la copia esatta della vecchia Fiat 1100. E' un po' piccola per tre persone, d'altra parte è molto simpatica e va dappertutto, come un trattore. Il nostro autista è bravo, anche se vive con il dito sul clacson, ma questo lo fanno tutti e quindi non si può fargliene una colpa. Sembra sempre assorto nei suoi pensieri e probabilmente lo è, visto che non parla, salvo che per dare orari e indicazioni logistiche. Non risponde nemmeno al cellulare, salvo rare occasioni. E' davvero un peccato che non sappia esprimersi in inglese, perché mi sarebbe piaciuto avere da lui alcune informazioni generali sulla vita quotidiana degli indiani: quando gli ho chiesto cosa facciano con tutti quei fiori raccolti in ghirlande, mi ha risposto "prayer", senza riuscire ad aggiungere altro.
Lungo il percorso troviamo prima la nebbia e poi la pioggia: in effetti, non dobbiamo dimenticare che siamo in inverno. Speriamo che le cose migliorino, perché nel pomeriggio abbiamo da visitare i templi di Kajuraho. Ci fermiamo a mangiare in una specie di autogrill, dove c'è anche un bel negozio di souvenir, peccato che abbia dei prezzi assurdi, proprio per spennare i turisti.
Prima di arrivare a Kajuraho, troviamo l'indicazione del Panna N.P., dove, a quanto pare, ci sono anche le tigri, e qui riaffiora la non sopita delusione. L'hotel Radisson è moderno, tutto in marmo, che qui è una pietra molto comune. La scalinata nell'atrio è uno spettacolo. L'effetto generale è davvero imponente.
Troviamo il corrispondente di Karni che ci accoglie e ci spiega il programma del pomeriggio. Poi incontriamo la guida locale, uno strano tipo che parla un buon italiano, che ha studiato a Perugia.
I templi sarebbero molto belli, peccato che piova a dirotto e non sia semplice conciliare le visite con l'ombrello e la macchina fotografica. Per non parlare del fatto che, per entrare nei templi, bisognerebbe togliersi le scarpe... La guida ci fa notare un sacco di scenette particolari: i templi sono famosi per le raffinate decorazioni erotiche e lui non perde occasione di metterle in evidenza. La lavorazione è davvero squisita e faccio un sacco di foto: le figurine sono intagliate con grande maestria, hanno una grazia e una perfezione incredibili. Mi viene da pensare che, dopo tutto, non solo in Europa sapevano lavorare bene, nei secoli passati: questi edifici sono stati costruiti tra il IX e il X secolo, quindi hanno mille anni.
Dopo le visite ai templi, la nostra guida comincia il tour dei negozi: da quanto letto nei diari di viaggio su internet, è un pedaggio che tutti i viaggiatori devono pagare. Cominciamo con un bel negozio di tessuti: pashmine, tappeti, coperte e copriletti vengono sciorinati davanti ai nostri occhi con grande ricchezza. I colori e le lavorazioni sono davvero belli, ma i prezzi sono abbastanza alti. Cioè, sono più bassi di quello che pagheremmo in Italia per gli stessi prodotti, ma non sono certo degli affari stratosferici. Comunque, compriamo delle belle pashmine e uno splendido copriletto ricamato.
Dopo i tessuti, passiamo ad altre forme di artigianato: sculture e oggetti in marmo, gioielli e abbigliamento, ma non compriamo niente.
Stasera, torneremo nello stesso posto per vedere uno spettacolo di danze e poi, seguendo le indicazioni dei "turisti per caso", andremo a cena alla pizzeria "Mediterraneo", per interrompere la sequenza di cibi piccanti e speziati che ci accompagna da quando siamo arrivati.
Lo spettacolo è abbastanza bello, molto vario perché propone le danze di diverse regioni dell'India. I costumi sono coloratissimi e i danzatori si muovono con grazia ed eleganza.
La pizza è buona: ci voleva proprio. Prima, ci lasciamo tentare da un negozio di abbigliamento, lì accanto, dove facciamo finalmente degli acquisti davvero a buon mercato!

31 dicembre Khajuraho / Orchha
Oggi, ultimo dell'anno, siamo diretti a Orchha. Durante il percorso, difficoltoso e lungo, ci troviamo ad un passaggio a livello. Scendiamo, per dare un'occhiata in giro e per fare un po' di foto.
Ci sono dei bellissimi camion tutti decorati e poi i tuk tuk e le moto, con a bordo almeno tre persone... La norma è: padre alla guida, bambino "sandwich" e madre dietro... ma riescono a starci anche in quattro, con altro bambino davanti, tra le braccia del padre.
Piano piano, tutto lo spazio disponibile dalla nostra parte delle sbarre si riempe di veicoli e lo stesso accade dall'altra parte. Ci chiediamo come sarà possibile passare, quando le sbarre si alzeranno e tutti i veicoli si troveranno muso a muso... Eppure, alla fine tutto si risolve pacificamente, senza nessun problema. Che gente fantastica!
Arriviamo prima di pranzo: l' Hotel Orchha Resort è bellissimo, decorato con marmi e intarsi di pietre colorate incredibili. Persino la porta della mia camera è ricoperta di decorazioni in smalto e argento, stupenda. Il tempo è caldo e soleggiato, proprio da ultimo dell'anno...
Il ristorante è solo vegetariano, ma ci propone dei cibi buoni e soprattutto non piccanti. C'è poi il fantastico pane chapati, caldo e morbido: potrei mangiarne all'infinito. Nel pomeriggio iniziamo le visite. Qui ad Orchha c'è un bellissimo palazzo del '600. Mentre ci stiamo recando a visitarlo, passiamo accanto al fiume e ci fermiamo: ci sono lenzuola ad asciugare sulle rocce e parecchie persone (tutti uomini) che stanno affidando fiori alle acque del fiume. Tra le onde, vediamo anche la statuetta bianca di una divinità. E' bellissimo.
Attraversiamo poi il centro della città, pieno di negozi colorati e ci ripromettiamo di farci un bel giro più tardi.
Il palazzo è bello, molto complicato come architettura, con cortili interni che si susseguono e diversi piani con stanze - vuote - che si affacciano sulla città. Tutto molto suggestivo. Troviamo una coppia con due figli piccoli, che chiedono a Giuli ed Eli di fare una foto con i bambini: che stranezza, la foto la faccio io e resta quindi nella mia macchina fotografica...
Dopo il palazzo pensavamo di essere liberi, e invece, no! Goverdhan ci dice che dobbiamo andare a visitare un tempio e ci porta su un'altra collina, da cui si vede anche il palazzo dove eravamo prima. Qui troviamo un tizio che ci fa da guida (in inglese) e ci mostra gli affreschi ispirati al Ramayana e il tempio stesso, quadrato all'esterno e triangolare all'interno. Interessante. Ci sono anche alcuni bei pappagallini verdi, che sono molto diffusi, come i piccioni da noi.
Alla fine, scopriamo che abbiamo in programma un altro tempio, ma stavolta ci rifiutiamo e diciamo a Goverdhan che vogliamo andare in centro. Così ci ritroviamo immersi nella vita del paese: non c'è tanta gente, in realtà, per cui si gira benissimo.
Troviamo un bambinetto piccolo, 5 o 6 anni, che ci si "appiccica", dichiarandosi nostro amico e ci porta alla bancherella di sua madre: è molto divertente, e alla fine compriamo delle cavigliere.
Continuiamo il nostro giro, tra persone gentili e sorridenti e bancherelleche vendono biscotti sistemati tutti in ordine o ghirlande di fiori. E' bello.
Ci sono anche tanti negozi di abbigliamento, e i colori dei tessuti e degli abiti sono vivaci e allegri.. C'è un calzolaio che lavora in terra, accanto ad un cartello che pubblicizza CD e masterizzazioni... Il vecchio e il nuovo dell'India...
Alla fine torniamo in hotel: si avvicina il tramonto e c'è un'atmosfera bellissima.
Stasera, cenone e poi musica!
La presentazione dei desserts è spettacolare, la cena è buona, ma l'attesa della mezzanotte si rivela piuttosto faticosa e noiosa. Siamo tutti accanto ai falò, mentre i ragazzi ballano tipo discoteca. Alla fine, la sospirata ora arriva e viene festeggiata da fuochi d'artificio.

1 gennaio Orchha / Gwalior / Agra
Oggi lasciamo lo stato di Madia Pradesh ed entriamo nell'Uttar Pradesh. Ieri sera, studiando la guida, ho scoperto che in questo stato c'è un bel parco nazionale con le tigri e persino gli elefanti selvaggi... Ci ritroviamo a programmare un ritorno in India, l'anno prossimo, includendo altri luoghi dove andare a cercare le tigri... Siamo davvero incorreggibili.
Oggi siamo diretti ad Agra, ma lungo il percorso ci fermeremo a Gwalior, per visitare il forte. E' una bellissima giornata, il luogo è pieno di gente, ma siamo gli unici non indiani. La nostra visita si trasforma rapidamente in una serie infinita di persone colorate e sorridenti che ci chiedono di essere fotografate... Davvero divertente. Il forte è bello, ma il percorso di visita si snoda lungo la collina, con delle discese terrificanti, che poi, al ritorno si trasformano in terrificanti salite da fare sotto il sole... Perciò, ad un certo punto, torniamo indietro. Attraversiamo la città, che, neanche a dirlo, presenta un traffico incredibile. Goverdhan è costretto a fare i salti mortali per districarsi tra macchine, moto e apine: sembra un video-game, come dice acutamente Giuliano.
Percorriamo una specie di autostrada, sulla quale però transitano anche i mezzi più lenti, tipo carretti trainati a piedi. Ci fermiamo a comprare un po' di quelle belle e strane carote rosse: ormai i viveri portati dall'Italia sono terminati e ci va qualcosa da sgranocchiare, quando siamo in macchina.
Arriviamo ad Agra nel pomeriggio, con una certa foschia nell'aria. Goverdhan ci dice che, siccome - secondo lui - domattina ci sarà nebbia, vorrebbe portarci adesso a vedere il Taj Mahal, che al tramonto è particolarmente bello. Attraversiamo in fretta un ponte di metallo sul fiume: c'è, come al solito, un traffico incredibile, costituito per lo più di tuk tuk, anche se incontriamo anche parecchi carretti trainati da cavalli. Bene o male, riusciamo ad arrivare sul posto prima del tramonto: siamo sulla riva opposta del fiume e possiamo vedere il magico monumento avvolto nella calda luce del tramonto. Siamo un po' lontani, ma lo spettacolo vale davvero la pena.

2 gennaio Agra / Fatehpur Sikri / Bharatpur
Finalmente il giorno del Taj Mahal, la seconda delle ragioni per cui ho deciso di venire in India...
Ci svegliamo avvolti da una nebbia fittissima, non ci si vede da qui a lì... naturalmente andiamo lo stesso, ma il morale si abbassa ancora un po'. Questo viaggio si sta dimostrando davvero sfortunato.
La guida locale ci aspetta direttamente al monumento. Il percorso di avvicinamento si snoda attraverso un giardino, molto suggestivo nella nebbia. Anche qui troviamo moltissimi turisti indiani, come in quasi tutti i luoghi finora visitati. E' vero che sono giornate di festa anche per loro, ma evidentemente ci sono moltissime persone che non muoiono di fame, come invece si tende a credere quando si pensa all'India.
Arriviamo alla famosa panchina, dalla quale si può fare la foto in cui si "tiene in mano" il Taj Mahal: peccato che panchina ci sia, ma il Taj no. Ci avviciniamo e la visibilità migliora, anche se è difficile apprezzare appieno un monumento di marmo bianco nella nebbia. Comunque, è bellissimo, con delle splendide decorazioni di intarsi colorati e di rilievi bianco su bianco. Entriamo con trepidazione nella sala dove c'è la tomba della donna a cui il monumento è stato dedicato, quale simbolo di amore eterno.
Ai lati dello splendido mausoleo ci sono due costruzioni in pietra rossa, identiche tra loro, una moschea e una residenza, anch'esse molto belle.
La visita dura un paio d'ore, poi comincia il solito giro di shopping. Dopo aver affermato (mentendo in maniera spudorata) che il Forte di Agra non è visitabile, la nostra guida ci porta a vedere un laboratorio di tessitura dei tappeti. Se non altro, si tratta di bei manufatti. Dopo lunga ed estenuante trattativa, Giuli ed Eli acquistano un autentico tappeto di Agra, e così mi ricordo improvvisamente che anch'io possiedo un tappeto di Agra.
Si è fatta l'ora di pranzo e andiamo a mangiare in un bel ristorante, non prima, però, di esserci infilati nel negozio lì accanto. Non credo che la guida sia stato tanto contento, ma ce ne siamo infischiati. Finalmente, mi sono comprata il Punjabi suit che desideravo. La tunica era un po' stretta, ma è apparso un sarto armato di metro e mi ha preso le misure: dopo mangiato sarà tutto pronto. Efficientissimo!
Dopo pranzo, partenza per Fatehpur Sikri, una località che in molti mi hanno decantato. Si tratta di una città "ideale" costruita nel 1500 da non so quale sovrano, che, però, dovette improvvisamente abbandonarla, si pensa per problemi legati alle riserve di acqua. Così il posto è rimasto abbandonato, ma praticamente intatto. Arriviamo al parcheggio e poi dobbiamo prendere un pullmino per arrivare alla città vera e propria. Ci piacerebbe prendere un tuk tuk, ma ci accorgiamo che, come al solito, il conducente, caricherebbe un sacco di altra gente, oltre a noi, e l'idea di stare tutti pigiati dento un'ape non ci piace proprio.
Il tempo è molto migliorato. Anzi, è uscita una splendida giornata di sole, calda e piacevolissima.
Fin dall'inizio Fatehpur Sikri ci appare bellissima, tutta in pietra rossa intagliata e scolpita con effetti stupefacenti. Il luogo è piuttosto grande e non c'è tanta gente, per cui si gira benissimo. Ci sono giardini pieni di fiori e uno splendido martin pescatore turchese, che spicca sulla pietra rossa... Ci godiamo appieno tutto il sito, che merita davvero una visita approfondita. Anche qui ci sono tanti pappagallini verdi, che sono davvero diffusissimi.
Poco prima del tramonto ripartiamo alla volta di Bharatpur, che è molto vicina. Arriviamo all'Hotel Laxmi Niwas, che è bellissimo. Certo che non possiamo lamentarci delle sistemazioni proposte da Karni, sono davvero confortevoli e piene di fascino. Qui ci troviamo in una costruzione che sembra un palazzo antico, con cortili e patii, simili a quelli che ho trovato sia in Marocco che in Ecuador. Nella reception c'è un piccolo altare dedicato a Ganesh, questo simpatico dio grassottello con la faccia di un elefante, che, credo, è portatore di buona fortuna. Ci sono delle rose che emanano un profumo incredibile: non ho mai sentito una rosa così profumata.
Le stanze della parte vecchia del palazzo sono piene di vecchie foto raffiguranti i vari maharaja di Bharatpur a caccia. Purtroppo, a caccia di tigri. In effetti, esiste ancora un maharaja di Bharatpur, che non ha più alcun potere politico, ma comunque esiste. E c'è un suo ritratto in sala da pranzo.

3 gennaio Keoladeo / Jaipur
Anche stamattina c'è un bel nebbione e siamo perplessi sull'idea di andare a visitare il Keoladeo Park: cosa si può vedere con una nebbia simile? Alla fine partiamo, ma Goverdhan non sa la strada e impieghiamo un sacco di tempo ad arrivare.
Arriviamo e veniamo fagocitati da due conducenti di rickshaw, che lavorano in società. Uno dei due è un sikh, uno di quei bei tipi con il turbante, di cui mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa in più, se Goverdhan avesse potuto parlare. E' un tipo molto ciarliero, anzi, praticamente parla solo lui, l'altro (il mio) tace quasi sempre.
Fa molto freddo e anche se il veicolo non è molto veloce, la temperatura è comunque bassa. La nebbia si è sollevata e si può vedere il paesaggio. E' piuttosto asciutto, perchè l'ultimo monsone (in autunno?) praticamente non ha portato piogge e così i laghi e le paludi non sono inondati come al solito. Ci sono un po' di uccelli, ma sembra che normalmente ce ne siano molti, molti di più. Comunque, vediamo un'upupa, un martin pescatore, un picchio, e poi tante anatre di vario genere (della Mongolia, addirittura) e ibis e aironi. Vediamo anche un'antilope nilgai, che ancora non avevamo visto. Il paesaggio è bello e tranquillo, davvero piacevole.
Riprendiamo il viaggio, e ci dirigiamo verso Jaipur, ancora lungo una specie di autostrada. Cominciamo a vedere i primi cammelli: ci stiamo infatti dirigendo verso il Rajastan, e il suo deserto. Solo che anche i cammelli viaggiano sull'autostrada...
Anzi, ad un certo punto ne troviamo uno che ci viene incontro, contromano!
Avvicinandoci a Jaipur, Goverdhan ci comunica che ci porta a vedere il Tempio delle Scimmie. E' una visita davvero insolita, non so quanti altri stranieri siano mai andati a vederlo. Quello che è certo è che non c'è una sola indicazione comprensibile, per cui proseguiamo, per così dire, alla cieca e saliamo fino ad arrivare in cima. Ovviamente, ci sono scimmie dappertutto, l'odore nell'aria non è proprio piacevole, ma è sopportabile. Troviamo anche una statuetta di Hanuman, che è il dio-scimmia del Ramayana. Ci sono edifici molto decorati, che sembrano disabitati o abbandonati, ma non riusciamo a capire se è effettivamente così e perchè.
Inutile dire che, al ritorno alla macchina, non riusciamo ad avere notizie da Goverdhan... Detesto questa situazione di forzata ignoranza...
Arriviamo all'hotel Shahpura House che è ormai buio: anche questo sembra un antico palazzo, pieno di sale e salette. Le nostre camere danno su un patio interno, arredato molto elegantemente. Davvero un posto affascinante. Per la cena, andiamo al ristorante sul tetto, dove c'è anche uno spettacolo di danze e musiche. Fa freddino, ma la cena è buona e si sta bene.
Domattina, finalmente l'elefante!

4 gennaio Amber Fort
Dopo un'ottima colazione, partiamo alla volta di Amber, antica città fortificata nelle vicinanze di Jaipur. E' pieno di gente e... di elefanti. Sono tutti decorati a vivaci colori sulla proboscide e sulla testa. Il sistema per salire a bordo è ingegnoso: le mura del palazzo hanno proprio la misura giusta, per cui una persona si ritrova esattamente all'altezza del dorso dell'elefante. Magari sono state costruite così proprio per questo motivo, chissà...
Comunque, si sale comodamente. Credevo che un elefante fosse un animale più stabile, per esempio, di un cammello, e invece anche qui si balla da matti. E' difficilissimo fare delle foto, perchè non riesco a tenermi e contemporaneamente a scattare. Il mio mahut ama correre, evidentemente, perchè anche se siamo partiti dopo i miei amici, li superiamo presto e ci inoltriamo lungo la salita superando un sacco di altri elefanti... Uno Schuhmacher degli elefanti...la cosa più divertente è vedere quanto sono in basso quelli con le moto...
C'è un notevole viavai di animali: ho saputo che lavorano solo al mattino presto e per poche ore, quindi, in fondo, sono un po' tutelati. Ma mi fanno pena lo stesso: pensare che animali così grandi e potenti siano completamente soggiogati dall'uomo mi fa tanta tristezza.
Arriviamo nella piazza del forte e iniziamo la visita: la nostra guida locale è un tipo molto bravo, a cui riesco a chiedere alcune delle cose che avrei voluto sapere da Goverdhan.
La prima visita è al tempio della dea Kalì, proprio lei... Ci togliamo le scarpe per entrare. Purtroppo non si possono fare foto. Il posto è molto suggestivo, tutto di marmo bianco: c'è un uomo, forse l'equivalente di un sacerdote, che ci fa un segno rosso sulla fronte e ci regala una rosa rossa profumatissima. E' incredibile il profumo che hanno queste rose: averne un cespuglio deve essere addirittura inebriante.
Dopo il tempio continuiamo la visita del palazzo, attraverso sale e giardini e portali decorati.
La giornata è bellissima e la visita è molto interessante: sulle colline intorno ad Amber corre una lunghissima cinta muraria che segue l'andamento ondulato delle colline e somiglia vagamente alla Grande Muraglia Cinese.
Alla fine, torniamo alla macchina, dove ci aspetta il fido Goverdhan: cogliamo l'occasione per fare una foto con lui e la 1100.
In città andiamo a vedere il Jantar Mantar, una specie di osservatorio astronomico costruito nel '700 da un imperatore appassionato di astronomia. E' davvero incredibile: ci sono meridiane enormi e precisissime e strani strumenti per misurazioni astronomiche. Affascinante.
In programma ci sarebbe anche la visita del City Palace, ma siamo stanchi e affamati e decidiamo di chiudere qui.
Andiamo a mangiare in un ristorante per turisti, dove però mangiamo bene e ci riposiamo a dovere.
Salutata la nostra (brava) guida, ci facciamo portare da Goverdhan nel nucleo dello shopping. Ci sono letteralmente chilometri di negozi e ci avventuriamo in una zona non turistica, dove osserviamo un po' la vita locale. I negozi di tessuti sono pieni di donne che scelgono le pezze per i loro sari: i colori sono smaglianti e allegri ed è un piacere guardarli. C'è in giro una folla incredibile, tranquilla e gentile, e sembra di essere in piazza Duomo sotto Natale. Ci guardano con curiosità, ma non ci sentiamo a disagio, perchè l'atmosfera è molto rilassata. Per tornare alla macchina dobbiamo riaffrontare l'attraversamento della strada a due corsie, un'impresa titanica. E mentre mi trovo sullo stretto spartitraffico, pronta a lanciarmi nell'attraversamento, due ragazzini mi chiedono di fargli una foto... lì, in quella posizione! Non ci posso credere!
Continuiamo poi a girare in macchina, perchè ci piacerebbe ritrovare alcuni negozi visti questa mattina, ma è difficile capirsi con l'autista e poi anche noi abbiamo qualche problema a ricordare esattamente dove erano i negozi visti. Comunque, alla fine, riesco a trovare i famosi pantaloni "Ali baba", e ad acquistarli per una cifra irrisoria.
Stasera abbiamo la cena a casa di Karni, d'altra parte dobbiamo ancora pagarlo.
Ci ritroviamo insieme ad altri italiani, due coppie, evidentemente altri clienti di Karni: sua moglie è in cucina a cucinare, mentre le due figlie collaborano per portarci i piatti. Rimaniamo seduti sul divano, senza scarpe, perché, a quanto pare non si entra in casa con le scarpe. Fa un po' freddino, Karni se ne sta con una giacca addosso e una sciarpa avvolta sulla testa, a mo' di turbante. Il cibo è buono e la serata piacevole.

5 gennaio Jaipur / Delhi
Oggi ultimo giorno del nostro viaggio. Prima di lasciare Jaipur, ci fermiamo per fotografare il Palazzo dei Venti, la terza ragione - per me - di essere venuta in India. Devo dire che anche in questo caso rimango un po' delusa, perché il palazzo è bellissimo, inondato dal sole. Ma Goverdhan di ferma proprio lì sotto, in plateale divieto di sosta e così dobbiamo andarcene subito, senza avere il tempo di salire sulla terrazza di fronte, da cui - immagino - si può avere una bella visuale...
Il percorso verso Delhi è piuttosto noioso, tutto su "autostrada", ma il nostro driver non supera mai i 60 all'ora, e quindi la buona strada è del tutto inutile...
Ci accompagnano ancora i bellissimi campi di fiori gialli che abbiamo visto dappertutto: credo che sia colza, c'è anche da noi, ma molto più avanti nella stagione.
Arriviamo a Delhi e andiamo a visitare una zona dove non eravamo ancora stati: ci sono grandi palazzi governativi e arriviamo fino alla residenza del Presidente della repubblica. E' curioso, perché è talmente diverso da quanto visto all'arrivo, che non sembra di essere nella stessa città. Andiamo anche a vedere il mausoleo di Gandhi. Non so esattamente come definirlo, perché sembra una tomba, ma in realtà lì non ci sono le sue ceneri. Molto semplice e suggestivo, soprattutto per il piacevolissimo profumo di rose che c'è nell'aria.
Alla fine, Goverdhan ci riporta dalle parti dell'hotel dove abbiamo dormito. E' una zona molto commerciale, e dopo il solito equivoco per cui lui ci porta in un enorme negozio di souvenir, troviamo una piazza con delle bancarelle, molto simile ad uno dei nostri mercati.
Facciamo gli ultimi acquisti e poi decidiamo di andare in aeroporto: è vero che è presto, ma tanto, stare a ciondolare in città non ha più senso. E meno male, perché ci ritroviamo bloccati in un ingorgo pazzesco, completamente immobile, e impieghiamo più di due ore.
Fuori dall'aeroporto, c'è una specie di ristorante-sala d'attesa, dove mangiamo e attendiamo di poter entrare. Poi, è solo questione di aspettare.

Il motivo per cui abbiamo deciso di andare in India era di carattere spiccatamente naturalistico: dopo aver visto leoni, leopardi e ghepardi, volevamo vedere le tigri. E' andata come è andata, ma il viaggio è stato comunque molto interessante.
L'organizzazione di Karni è stata davvero buona, soprattutto per quel che riguarda la scelta degli hotel, che si sono rivelati uno più bello dell'altro.
Ho qualcosa da ridire sull'autista, perché sarebbe stato molto più bello e soddisfacente avere qualcuno con cui riuscire a scambiare qualche parola sulla quotidianità della gente.
Ma se torneremo in India, ci affideremo certamente di nuovo a Karni.

Estratto dagli itinerari di viaggio:
Rajasthan e varanasi Rajasthan, Agra e Varanasi (16 giorni e 15 notti)
Tragitto del tour:Delhi / Mandava / Bikaner / Deshnoke / Kheechan / Jaisalmer / Khuri / Osiyan / Jodhpur / Ranakpur / Udaipur / Pushkar / Ranthambore / Jaipur / Bharatpur / Fatehpur Sikri / Agra / Varanasi / Delhi
Taj Mahal

Triangolo d'oro, Khaujarao e Varanasi (10 giorni e 9 notti)
Tragitto del tour: Delhi / Jaipur / Fatehpur Sikri / Bharatpur / Agra / Gwalior / Orchha / Khajuraho / Varanasi / Delhi

 

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Il nostro viaggio in Rajasthan
28 Luglio 2010
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In India con Karni

Incredibile India
(01 Marzo 2010)